Il complesso delle sette chiese di Santo Stefano
Il complesso monumentale di santo Stefano, o “sette Chiese” di Bologna, è la “culla e il cuore della Chiesa Bolognese”. Nel percorso di visita si incontrano la Chiesa del Crocifisso, la Cripta (solo attraverso le vetrate), la Basilica del Santo Sepolcro, la Chiesa di Vitale e Agricola, il “cortile di Pilato”, la Chiesa della Trinità, il Chiostro medievale, il museo e la Chiesa detta “della Benda”.
Maggiori informazioni nella guida illustrata con splendide immagini a colori, realizzata per la Basilica di Santo Stefano con le vicende storiche, la pianta del complesso e la descrizione dei principali ambienti e opere d’arte.
Se vuoi approfondire la storia del complesso di S. Stefano puoi guardare le tre puntate di “Dedalus” su ETv- Rete 7: link prima puntata, link seconda puntata, link terza puntata.
Se vuoi conoscere meglio il legame tra il complesso delle Sette Chiese di Bologna e i luoghi della Terra Santa che ricordano la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù puoi guardare la serie “8 passi tra Bologna e Gerusalemme“, che trovi a questo link.
Se vuoi conoscere in sintesi la storia del complesso monumentale puoi guardare le due puntate di “Tracce di infinito” su ETv- Rete 7: i Protomartiri Santi Vitale e Agricola (link) e La Santa Gerusalemme di Bologna in S. Stefano (link) oppure il servizio realizzato da Dodici Porte (link).
Chiesa del Crocifisso
La chiesa del Crocifisso, in antico dedicata a san Giovanni Battista, risale all’epoca longobarda (VIII sec.). L’edificio ha subito molte trasformazioni lungo la storia: arricchito della cripta nell’XI sec. e composto originariamente da due ambienti separati è stato ulteriormente sopraelevato nella zona del presbiterio nel Seicento e molto rimaneggiato tra fine Ottocento e inizio Novecento.
Entrando spicca immediatamente al centro il grande crocifisso risalente al 1380, opera di Simone di Filippo detto de’ Crocifissi.
Sulla sinistra un meraviglioso complesso scultoreo della “Pietà”, opera di Angelo Gabriello Piò del 1701, realizzato in cartapesta policroma; secondo la tradizione l’autore avrebbe riutilizzato come materia prima le carte da gioco confiscate perché oggetto di una pratica proibita dalla legge.
Sotto il presbiterio si trova la cripta, luogo riservato alla preghiera. Questo spazio è stato voluto dall’abate Martino verso il 1020 per proteggere e salvaguardare le reliquie dei protomartiri bolognesi (santi Vitale e Agricola), custodite nell’urna dorata sopra l’altare; è un tipico esempio di architettura romanica nella sua forma a cinque piccole navate divise da colonnine di diversa fattura con capitelli misti. Sulla destra una colonna diversa da tutte le altre, composta da due tronchi di marmo: secondo un’antica tradizione sarebbe stata portata dal vescovo Petronio da Gerusalemme e indicherebbe l’altezza di Gesù.
Basilica del Santo Sepolcro
La tradizione vuole che Petronio, Vescovo di Bologna nella prima metà del V sec., costruisse in questo luogo una copia della grandiosa Basilica che l’imperatore Costantino aveva edificato a Gerusalemme sopra il luogo della crocifissione e sepoltura di Cristo; la “Rotonda” o Anastasis che custodisce l’edicola della tomba vuota di Cristo diventa il cuore di tutto l’edificio.
Questo luogo in epoca romana probabilmente era un tempio dedicato alla dea Iside e ne rimane traccia nelle sette colonne di marmo cipollino provenienti dalla Grecia (ora affiancate da colonne di mattoni) e nell’iscrizione del frontone incastonato nella parete nord della chiesa del Crocifisso.
L’attuale struttura è costituita da un perimetro esterno a base ottagonale irregolare e da un perimetro interno a base dodecagonale a sostegno della cupola.
L’edicola al centro dell’edificio contiene al suo interno la copia del Santo Sepolcro, luogo dove fu deposto Gesù prima della risurrezione; è realizzata nell’XI sec. a partire dalle testimonianze dei Crociati di ritorno da Gerusalemme.
Sotto la grata nel pavimento, a destra del Sepolcro, è presente una fonte d’acqua che nella simbologia “stefaniana” viene identificata con le acque del Giordano.
Fuori dal cerchio, una colonna di marmo nero cipollino di origine africana e di epoca romana, rappresenta la colonna dove Cristo venne flagellato.
Cortile di Pilato
Questo luogo che all’epoca di san Petronio probabilmente rappresentava il triportico che custodiva la memoria del Calvario di Gerusalemme, dall’epoca medievale presenta diverse simbologie evangeliche della Passione del Signore: assumerà così nel tempo il nome di Cortile di Pilato, in ricordo del “Litostrotos”, luogo della condanna di Gesù.
Al centro del cortile una vasca in pietra calcarea del 737-744 detta “catino di Pilato”, poggia su un piedistallo rinascimentale; l’iscrizione sul bordo ci ricorda il periodo in cui venne realizzata e la sua funzione di raccolta delle offerte il Giovedì Santo.
Nella monofora sul porticato a sud possiamo notare un gallo di pietra su una colonna che ricorda il rinnegamento di san Pietro nei confronti di Gesù.
Degna di menzione è la parete esterna dell’Anastasis per la presenza di molteplici decorazioni musive in laterizio di variegato colore e in marmo, scacchiere di diverse forme e stelle con numeri di punte diverse. Questa simbologia accompagnava il percorso che i pellegrini compivano e che attraverso queste figure potevano leggere “Cristo, vero Dio e vero uomo, è risorto”.
Chiesa della Trinità
Le più antiche testimonianze su questo luogo segnalano la presenza di un recinto funerario e di una cappella cruciforme (IV-VI sec.). In seguito è probabile che su quest’area sia stata realizzata una basilica a cinque navate, con abside antistante il cortile di Pilato e l’ingresso a est, come era originariamente a Gerusalemme nella basilica voluta dall’Imperatore Costantino. Oggi nonostante lo sforzo immaginativo per cercare di ritrovarne la forma originaria, risulta molto complicata la lettura di questo luogo a causa delle numerose distruzioni e ricostruzioni delle epoche passate.
La chiesa della Trinità come attestano gli antichi monaci era la chiesa più degna di tutte le altre, dove vi passavano la maggior parte delle loro ore, nella preghiera e “sacri uffici”.
Attualmente si presenta come uno spazio diviso in cinque navate delimitate da colonne e capitelli romani di epoca romana, con la facciata rivolta al cortile di Pilato e l’abside rivolta verso est; qui, dal tempo delle Crociate fino al 1950, era custodita la reliquia della Santa Croce, ora presente nel museo.
Di grande interesse è il gruppo ligneo dell’Adorazione dei Magi, scolpito nel XIII secolo e dipinto da Simone de’ Crocifissi nel 1370. Altri preziosi patrimoni custoditi in questa chiesa sono i lacerti di affreschi medievali, in particolare la commuovente Madonna gravida.
In passato, dove oggi troviamo il monumento ai Bersaglieri d’Italia, c’era l’ingresso alla chiesa della Benda (ora visitabile dal Museo), che costituiva parte integrante di questo edificio.
Basilica dei Santi Vitale e Agricola
Questa Basilica è dedicata ai protomartiri di Bologna, i santi Vitale e Agricola, vittime della persecuzione ai tempi di Diocleziano (303-305 d.C.). I loro corpi vennero ritrovati presso un’area cimiteriale qui a fianco alla presenza dall’arcivescovo di Milano Ambrogio nel 393 e posti in due semplici sarcofagi. Probabilmente il vescovo Petronio nel V secolo volle dedicare loro un piccolo luogo di culto proprio accanto all’edificio del Santo Sepolcro. La chiesa venne poi rinnovata nell’VIII secolo e ricostruita nell’XI secolo secondo lo stile romanico-lombardo. Si notano in tutta la struttura elementi di recupero tratti da edifici preesistenti, in particolare capitelli in stile ionico, tardo-bizantino e dell’epoca franco-carolingia.
In epoca longobarda vennero realizzati i due sarcofagi (ora collocati nelle absidi laterali), nei quali spiccano animali dal forte valore simbolico quali il cervo, il leone e i pavoni.
Nel lato nord sono visibili alcuni resti di pavimentazione musiva di epoca romanica, mentre sulla parete opposta si trova una croce foderata di ferro a ricordo del supplizio di sant’Agricola.
Sulla facciata esterna si trova una formella (copia di quella originale andata perduta) con al centro la figura di Cristo benedicente, su un lato san Vitale con la mano destra in segno di testimonianza e al lato opposto sant’Agricola che sostiene la mano della testimonianza in cerca di aiuto.
Chiostro
Il chiostro attorno a cui si sviluppava l’edificio del monastero benedettino è uno spazio particolarmente suggestivo, frutto di successivi interventi di epoche diverse; la parte inferiore fu edificata probabilmente nell’XI sec. mentre la parte sopraelevata risale alla seconda metà del XII secolo. Sul lato ovest sono singolari i capitelli antropomorfi e zoomorfi che, secondo la tradizione, avrebbero ispirato Dante Alighieri nell’ideare alcune forme di espiazione descritte nel Purgatorio e nell’Inferno della Divina Commedia.
Sulle pareti troviamo incastonati diversi frammenti in pietra all’epoca romana o longobarda. Al centro del chiostro è posto l’immancabile pozzo in pietra arenaria del 1632.
Nella parete nord, in una nicchia, un affresco databile all’inizio del XIV sec. rappresenta la Vergine con il bambino tra san Giovanni Battista e san Pietro, affiancati a sinistra da san Francesco d’Assisi che riceve l’Stimmate e a destra da san Pietro, martire domenicano.
Sotto il portico del chiostro sono affisse le lapidi dei caduti bolognesi della Prima Guerra Mondiale divisi per anno e luogo di morte, mentre nel piccolo passaggio verso il giardino dedicato al maestro Claudio Abbado, le lapidi ricordano i caduti bolognesi della Seconda Guerra Mondiale.
Dal lato est del portico si può accedere al museo della Basilica e alla chiesa della Benda.
Dal chiostro è ben visibile il campanile risalente al XIII sec.



